Gebhard Werner von der Schulenburg

Nella resistenza contro Hitler

Dr. Gebhard Werner von der SchulenburgNato il 09.12.1881 a Pinneberg vicino ad AmburgoMorto il 29.03.1958 a Magliasina vicino a Lugano in Svizzera

La sera, prima della marcia su Roma, Werner incontra brevemente Margherita G. Sarfatti dopo di che la incontrerà sempre più spesso nel suo salotto a Milano. Hanno gli stessi obiettivi: lo scambio culturale tra i due popoli, tedesco e italiano, evitando però qualsiasi alleanza politica tra gli stessi. Donna Margherita era in quegli anni la „Gran Dama del fascismo“ e mussolini era ancora molto stimato ben oltre i confini europei.

Dal 1928 al 1930 Schulenburg è responsabile della rivista “Italien”, un periodico che si propone di avvicinare la cultura italiana a quella tedesca. Conosce i personaggi intellettuali più importanti di quel periodo ed anche tanti artisti tra cui Ugo Orietti, Gabriele D’Annunzio, Farinelli, Ada Negri, Emma Gramatica.

Collabora alla rivista “Gerarchia” per cui, dietro espresso desiderio di Mussolini scrive su Hitler ed il suo movimento in un articolo di dicembre 1929. Scrive in modo puramente obiettivo. In quel periodo corrispondeva con Rudolf Hess e di una delle lettere a questi, invia copia a margherita Sarfatti aggiungendo a mano il messaggio “L’alta postazione dovrebbe stare attenta”. Sarfatti risponde immediatamente sollecitando la stesura di un articolo per “Gerarchia” nel quale si affronti il problema della persecuzione degli ebrei. Schulenburg scrive l’articolo ma Mussolini si rifiuta di pubblicarlo sostenendo che in Italia non esistesse alcun problema nei confronti degli ebrei.

Il 2 gennaio 1930 Hitler scrive a Schulenburg ringraziando per “il servizio reso con ciò al movimento nazionalsocialista.” Non era stato questo l’obiettivo di Schulenburg, aveva solo scritto in seguito ad esplicita richiesta di Mussolini ed aveva firmato con lo pseudonimo “Geert von Schwochau”. Alla lettera di ringraziamento di Hitler è acclusa una tessera in bianco di “Comandante SS” firmato da Comandante Generale SS H. Himmler. Schulenburg non farà mai uso di questa tessera, al contrario, da questo momento scrive contro Hitler in ogni occasione possibile, su grandi giornali Svizzeri e Tedeschi come anche su “Gerarchia”. Era scontato che il mensile di Mussolini venisse letto con cura dagli addetti stampa nella centrale del partito di Hitler.

Di Edgar Jung, collaboratore di Franz von Papen, apparve nel 1930 un libro politico “Die Herrschaft der Minderwertigen” (Il governo degli inferiori) con l’intento di divenire il programma dei neo-conservativi ed offrire un contrapposto al “Mein Kampf” di Hitler. Schulenburg scrive ampiamente di questo libro su “Gerarchia” e, benché le idee di Jung, questo grande oppositore a Hitler, non potessero imporsi, si era instaurato un contatto tra di lui e Werner cos' come tra quest’ultimo e il direttore di ‘ Deutsche Rundschaù Dr. Rudolf Pechel, anch’egli oppositore a Hitler.

Dato che Schulenburg, essendo straniero, non può tenere in Svizzera alcuna conferenza politica, ne tiene una strettamente scientifica dal titolo “Nietzsche ed il Nazionalsocialismo”, mediante la quale dimostra che Hitler si rifà a sproposito a Nietzsche essendo questa solo una maschera. Gli argomenti di Schulenburg restano strettamente confinati nell’ambito scientifico ma gli auditori, studenti bernesi, percepiscono il messaggio politico.

Mussolini gode di grande ammirazione in tutta Europa, mentre Hitler viene sempre motteggiato quale suo “Imitatore” e da molti politici esperti non viene preso sul serio.

Nel 1933 dopo la presa del potere, Schulenburg ed Edgar Jung s’incontrano a Berlino nel mese di marzo. Da qui Werner scrive a Weimar, alla vedova Foerster-Nietsche il 07.05.33 le sue riflessioni circa il primo boicottaggio in danno agli ebrei perpetrato dai nazisti: “Ora il mio posto è in centrale. Come Lei, gentile Signora, neppure io posso partecipare agli atti contro gli ebrei………. Ora devo andare sulla linea di combattimento e qualche cosa si troverà.”

In seguito a continui moniti di Edgar Jung nella cerchia di Franz von Papen, il vice-cancelliere si rende finalmente conto, anche se non lo manifesta ancora verso l’esterno, di essersi sbagliato sulla forza di imporsi di Hitler e sulla bramosia di potere dei suoi seguaci. Tanti ancora credono che Hitler non potrà tenersi al potere e che dopo un anno ci sarà di nuovo un cambiamento a livello ministeriale. Anche Schulenburg ne è convinto e scrive in questo senso su “Gerarchia”. All’estero si pensa allo stesso modo ma l’apparato del potere dei nazisti si impone ogni settimana di più e gli altri partiti cedono fino a sciogliersi.

Nei mesi di giugno e luglio del 1933 Schulenburg partecipa al Concordato tra il Vaticano ed il terzo Reich in qualità di capo dell’ufficio stampa di Franz von Papen. L’atmosfera è surriscaldata, c’è una certa insicurezza da parte dei cattolici tedeschi dato che ci sono considerevoli resistenze provenienti da circoli di partito di Berlino. Eugenio Pacelli è l’allora segretario di stato Vaticano. Franz von Papen si lascia andare ad alcune concessioni che non potranno poi essere mantenute.

Il 15.07 del 1933 di concludono le contrattazioni per l’importante “patto delle 4 potenze“. Mussolini viene festeggiato quale creatore di questo patto tra le quattro maggiori potenze Europee. Margherita Sarfatti chiede a Schulenburg di scrivere per “Gerarchia” il punto di vista della Germania in questa questione. A Roma Schulenburg coltiva ottimi contatti con esponenti politici tedeschi e vaticani. Conosce già da tempo l’ambasciatore al Vaticano von Bergen e si trova in accordo con l’ambasciatore tedesco al quirinale Ulrich von Hassel: Hitler non è un pericolo solo per la Germania; Mussolini va tenuto lontano da lui, si devono promuovere avvicinamenti ma non legami politici. Ulrich von Hassel, di cui nel 1948 usciranno i diari segreti nei quali viene menzionato anche Schulenburg, verrà più tardi giustiziato quale oppositore al regime.

Il vice-cancelliere von Papen ordina a Schulenburg di limitarsi alla critica di singoli elementi del Nazionalsocialismo e tralasciare quella generale, finchè non sarà chiarita la questione Austriaca.

Nell’agosto del 1933 si tiene, a cura della fondazione Tomarkin una conferenza medica di 4 giorni in Engadina. Questa conferenza viaggia su due binari con la stessa intensità: quello scientifico e quello politico. Personaggi famosi arrivano in turni di alcuni giorni al Palace Hotel di San Moritz e cospirano. A proposito il Schulenburg scrive” Grazie a questa conferenza i miei legami verso l’Italia si sono rafforzati. Donna Margherita mi ha dato indicazioni di tale significato che non posso che esserle grato per tanta fiducia.”

Attraverso Madame Boas de Jouvenel mantiene buoni contatti a Parigi con l’obiettivo di limitare Hitler o meglio ancora di farlo cadere.

All’inizio di settembre del 1933 si reca a Parigi su incarico del vice-cancelliere von Papen ed a fine Settembre viene inviato a Ginevra per rilasciare un rapporto. Bérenger è a capo della delegazione francese. Alla conferenza stampa il Ministro Goebbels legge il suo discorso e sottolinea l’amore per la pace del nazionalsocialismo.

Il 15.10.1933 Schulenburg è invitato in casa Sarfatti per il matrimonio della figlia Fiammetta. Si trova con varie personalità nel campo dell’economia e della cultura che nei suoi appunti commenterà “grande colloquio politico con Marg. Sarfatti 16. e 17.10 escursione nei monti Sabini”.

L’1 11.1933 compie il suo secondo viaggio a Parigi incaricato da Franz von Papen, s’incontra con il senatore Bérenger e gli pone delle domande precisamente formulate dal vice-cancelliere che riguardano la politica Germanica dopo l’eliminazione di Hitler. Il senatore da le sue risposte solo verbalmente e Schulenburg le scrive a margine del documento.

Il 21.11.1933 si trova a Roma, sempre su incarico di Franz von Papen. Margherita Sarfatti ha acconsentito ad un incontro tra Schulenburg e Mussolini. Redige una lettera di presentazione indirizzata al segretario del Duce Dr. Chiavolini ma l’incontro non ha luogo a causa della concomitante visita a Roma del Presidente della Società delle Nazioni. Schulenburg viene indirizzato (probabilmente da Mussolini) verso il capo di gabinetto Aloisi. Con lui Schulenburg discute brevemente il contenuto del memorandum che aveva già consegnato a Chiavolini perchè lo consegnasse al Duce. Nel memorandum Schulenburg comunicava che Hitler avrebbe rinunciato a qualsiasi influenza sull’Austria, in particolare, che sarebbe cessata ogni tipo di propaganda politica nazionalsocialista in Austria.

Il documento provoca un certo fermento e ci si chiede come mai un comunicato di quella portata non sia passato dai normali canali diplomatici. La questione è particolarmente delicata e di grande attualità dato che in quell’anno Dollfus aveva per ben tre volte presentato istanza presso Mussolini per essa ed inoltre perché l’Italia si vede come protettrice dell’Austria.

Margherita Sarfatti scrive a Franz von Papen “…mi ha fatto molto piacere vedere il nostro comune amico (W.v.d.Schulenburg) di nuovo qui a compiere la sua opera piena di tatto. Qui egli è sempre il benvenuto e continua volonterosamente a tessere.” Anche lei è contro l’annessione e prega Schulenburg di attendere qualche giorno per vedere se le acque si calmano. Dato che gli fu chiesto a quale titolo egli si presenti per una tale missione, se quella di privato cittadino oppure quella di giornalista, egli torna a Berlino per procurarsi la relativa delega dal vice cancelliere. Al suo arrivo alla stazione Zoo è atteso da un amico che gli comunica che contro di lui è stato emesso un mandato di cattura e gli consiglia di mettersi al più presto al sicuro in Svizzera, a quel tempo ancora la sua residenza principale.

Da chi era stato emesso il mandato di cattura e che cosa gli veniva addebitato? Per diversi mesi Schulenburg cerca di chiarire questi aspetti ma non trova alcuna risposta. Il vice cancelliere Franz von Papen non si pronuncia. Si fa pervenire al Schulenburg la minaccia che, in caso di ulteriori indagini, sarebbe messa a repentaglio anche la sicurezza della sua amica e accompagnatrice a Roma, Marianne Wentzel. Di conseguenza lui decide di farla trasferire nella sua tenuta “la Monda” e circa due anni dopo si sposano, dopo aver entrambi divorziato dai rispettivi coniugi.

Durante il tentativo di colpo di stato di Röhm nel 1934, Edgar Jung e Herbert von Bose, i due più stretti collaboratori di Franz von Papen vengono uccisi per mano nazista. Schulenburg non osa andare in Germania fino a quando, il 21 maggio 1935, Hitler dichiara ufficialmente che il regime di stato riconosce la sovranità dell’Austria. Ufficialmente viene così a mancare ogni ragione di un mandato di cattura contro di lui per cui, anche se con massima cautela, Schulenburg si azzarda a tornare in Germania, a Dresda, per la prima della sua opera teatrale “Schwarzbrot und Kipfel”.

Con le commedie “Swarzbrot und Kipfel” (pane nero e kipfel) e “Diana im Bade“ (Diana nel bagno) arriva un grande successo che rende il nome di Schulenburg noto ovunque e con questo lui si crede intoccabile. Si adopera direttamente e personalmente presso il ministero della propaganda in favore del suo medico e di altri suoi amici ebrei dopo di che Goebbels disdice l’appuntamento a cena già programmato. A Schulenburg viene interdetto il suo programmato viaggio in Sudafrica, i suoi pezzi teatrali vengono dichiarati “indesiderabili” e nessun impresario ha più il coraggio di inscenarli. Forzatamente Schulenburg si distoglie dal teatro e torna a scrivere romanzi. Solo a fatica riesce ad ottenere la carta, allora razionata, per stendere i suoi scritti ed intensifica i suoi rapporti con l’Italia. Rafforza la sua opposizione al regime e non cede.

Negli anni a seguire Hitler diventa il politico europeo di maggior successo. È lui l’uomo forte che conduce la sua Germania quale baluardo contro il bolscevismo e su di lui alfine fanno affidamento anche gli ultimi oppositori all’interno e all’estero.

La resistenza non trova nè ascolto nè tantomeno appoggio. Il popolo è ingannato dalla propaganda e resta abbagliato.

Gente più equilibrata tra i nazisti, che ancora crede ad una correzione del sistema, dimostrano una certa simpatia nei confronti della resistenza. Cos' anche Walther Wuester, un uomo del ministero degli esteri che apprezza il Schulenburg drammaturgo e romanziere. Nell’estate del 1939 gli offre di lavorare a Roma per gli affari culturali dell’ambasciata tedesca, anche senza essere iscritto al partito e senza pressioni politiche. È l’autunno del 1939.

Torna cos' a Roma, all’istituto Kaiser-Wilhem dove acquisisce un’esperienza nel campo della scienza teatrale. Ha occasione di discutere a fondo alcune questioni con il responsabile, Prof. Hoppenstedt per il quale contano solo l’ingegno e la competenza, non il credo politico per cui i due si trovano in perfetto accordo. Dopo la campagna di guerra polacca nell’inverno 1939-40 si creano forti correnti in favore della pace, provenienti da ambienti militari, diplomatici e neutrali. Il patto di non-belligeranza con la Russia ha dato alla Germania una certa copertura alle spalle. La Francia sembrava poco incline alla guerra, così l’Inghilterra. Anche il popolo tedesco, trascinato in guerra senza alcun entusiasmo, desiderava la pace. Nel suo discorso natalizio Papa Pio XII esortava il mondo alla pace con grande insistenza.

Con Mussolini concorda la traduzione della di lui opera “Villafranca” che viene inscenata col titolo “Cavour” al teatro statale tedesco di Berlino il 09.05.1940. Dopo tanti anni Schulenburg torna ad avere un colloquio serio con Mussolini. Tempi addietro Margherita Sarfatti fungeva da mediatrice tra i due ma poco prima dello scoppio della guerra era fuggita in esilio a Parigi ma non senza prima aver messo in guardia Mussolini da Hitler. Ora Schulenburg si presentava al Duce senza mediazioni e veniva ricevuto con assoluto benvolere.

Attraverso il suo amico di vecchia data Stallforth, un industriale americano con un grande influenza in campo politico, Schulenburg, sostenuto dal console generale Walter Wuester, ottiene che Ribbentrop prenda contatto con il vaticano e faccia visita al Papa. Pacelli, precedentemente interpellato, si dice d’accordo. Ribbentrop giunge con un convoglio ferroviario speciale e chiede di vedere immediatamente Schulenburg al suo albergo per un colloquio. Dopo l’udienza Schulenburg è ricevuto dal Papa ed è messo al corrente del vergognoso comportamento del ministro degli esteri tedesco. Roma, 11 marzo 1940.

Alessandro Pavolini, Ministro della cultura popolare, acconsente alla traduzione dei suoi racconti col titolo “Die Lichter des Dorfes” (Le luci del paese). Tutti i racconti sono assolutamente privi di ogni contenuto politico-ideologico. è importante ricordare che tra Pavolini e Mussolini c’era totale accordo sul rifiuto di Hitler. Dall’ingresso dei tedeschi in Praga e, ancora di più, dal momento del patto tra Hitler e Stalin, il partner dell’asse si sente ingannato, tradito. In fondo è sempre stato Hitler a richiedere l’amicizia dell’Italia ed alla sua partecipazione ai trattati. Ora il presentarsi insieme in pubblico è puro pragmatismo. L’incrollabile amicizia tra i due più grandi statisti della storia” è solo ancora un paravento propagandistico.

Un giorno Schulenburg si trova a colloquio da Pavolini. Questi è atteso a rapporto dal Duce e, anziché congedare il proprio ospite, lo porta con sè. Si consolidano cos' i rapporti con i due Italiani di punta. Entrambi diventano i suoi protettori nei confronti della Gestapo tedesca benché, o forse proprio perché, conoscono la sua presa di posizione e sanno che non è membro del partito.

Schulenburg non è fascista e non gli serve neppure esserlo. Quel che conta è la sua opera per lo scambio culturale italo-tedesco ed i suoi interessi letterari che sono propri anche del Mussolini giornalista e scrittore. Il suo orientamento politico è sempre stato tedesco-nazionale, il suo desiderio una monarchia parlamentare a modello di quella inglese. Quale umanista s’impegna senza compromessi per i diritti dell’uomo, soprattutto quelli degli ebrei nei confronti del regime. È pacifista e contrario alla guerra, in linea con le idee di Bertha von Suttners.

Si creano inimicizie e si moltiplicano gli intrighi provenienti dall’ambasciata tedesca a Roma. Là di Schulenburg si dice: “Le sue riconosciute capacità ed egli stesso devono essere sfruttati. Lui poi dovrà essere cosparso di benzina ed acceso.”

Da molto tempo oramai Schulenburg si è sottratto ai suoi doveri, ha costituito un proprio ufficio di traduzioni e si avvale dell’aiuto di collaboratori prevalentemente ebrei. è in ottimi rapporti con l’associazione degli autori teatrali italiani; traduce e rielabora quindici pezzi teatrali di suoi colleghi italiani.

A Pentecoste del 1942, nel castello di Helen in Germania, Schulenburg si incontra con tre cugini, tra cui anche l’ambasciatore tedesco presso Stalin. Fondano una cellula di resistenza con il compito di guadagnare l’interesse di personaggi stranieri influenti per la resistenza tedesca.

La riapparizione della rivista “Italien” è amorevolmente curata da Schulenburg a lungo e nei minimi dettagli affrontando e risolvendo problemi legati alla carenza di materiali e divieti di pubblicazione. Il primo esemplare è consegnato a Mussolini ma dopo il terzo numero “Italien” gli viene tolta dal ministero della propaganda tedesco con la motivazione che Schulenburg non è politicamente affidabile.

La Gestapo lo minaccia e Mussolini, venutone a conoscenza, lo aiuta facendolo nascondere per tre giorni nelle catacombe Priscilliane. Nel frattempo la Gestapo riceve l’ordine di non sospettare del traduttore di Mussolini. Schulenbur più tardi scriverà: “Gli devo la mia vita perché intervenne quando fui condannato ad essere rapito da Roma con destinazione Germania per essere ucciso.”

Lo stesso anno, nel 1942, viene ricevuto due volte in udienza da Papa Pacelli per discutere della resistenza tedesca contro Hitler. Schulenburg chiede al Vaticano di prendere contatti con gli Stati Uniti per ottenere nel caso di un riuscito attentato contro il “Fuehrer” un immediato armistizio.

Su richiesta di Ulrich von Hassel, in accordo con Friedrich Werner von der Schulenburg, ambasciatore a Mosca, discute con Mussolini della cessazione della guerra in tempi brevi. Per riferire del colloquio a von Hassel si reca il 3.2.’42 a Berlino. Mussolini è ammalato, consumato e stanco. L’anno 1941 gli ha portato troppe delusioni e catastrofi, dice di essere già morto.

Con Stallforth, Myron Tyler ed altri ha vari colloqui su questo progetto e conduce uno scambio epistolare con André Francois-Poncet in questo senso. Poncet, prima ambasciatore francese a Berlino ed ora al Vaticano, ha lo stesso obiettivo.

Poiché Schulenburg è apertamente contro Hitler, la Gestapo, istituzione stabile a Roma, diffonde la voce che Schulenburg sia un agente provocatore. Al vaticano viene comunicato che Schulenburg, il quale viaggia effettivamente spesso in Germania per conferenze, accompagni per conto della Gestapo, gli oppositori del regime fatti prigionieri fin oltre frontiera ed assista poi personalmente alla loro esecuzione. Di conseguenza Schulenburg apprende da un intermediario col Vaticano che: nonostante si sappia che ciò sia una menzogna infamante, si prega che Schulenburg non intervenga più alle udienze col Papa.

La Gestapo tedesca effettua a sorpresa una perquisizione nell’ufficio privato di Schulenburg. La segretaria fa giusto in tempo a nascondere i documenti compromettenti ma cresce il pericolo.

Pavolini tenta di proteggere Schulenburg e desidera procurargli un’alta onorificenza italiana e quella più facile da ottenere sarebbe quella fascista ma, per rispetto all’orientamento politico ed alla sensibilità di Schulenburg, Mussolini chiede al re un’onorificenza della Corona d’Italia. Cos' Schulenburg viene insignito del titolo di Commendatore della Corona d’Italia che lo rende inattaccabile, ma solo per un breve periodo.

Schulenburg apprende da sicure fonti italiane che presto si vedrà la fine del fascismo. I tedeschi a Roma si comportano come se fossero i padroni, le truppe tedesche, coinvolte in combattimenti con gli alleati, si comportano come conquistatori.

Con la caduta di Pavolini e Mussolini, Schulenburg è di nuovo esposto fortemente agli attacchi dei tedeschi. La sua posizione di oppositore al regime diventa indifendibile ed egli si procura un permesso all’espatrio per essere pronto ad ogni evenienza.

La Gestapo pretende che Schulenburg sia presente alla liberazione di Mussolini affinchè il Duce, di cui non si sa se voglia essere liberato, incontri subito un buon conoscente ed acquisti fiducia. Schulenburg si rifiuta con un chiaro no ed è costretto a lasciare precipitosamente il paese, dotato di un visto che si è procurato per tempo. In Germania cambia spesso luogo di soggiorno, si nasconde in cliniche e sanatori presso medici amici dove suppone di trovare protezione. Torna in Svizzera per sondare la situazione e si rende conto che non può restare in Ticino: se la sua permanenza si prolungasse per pochi giorni oltre al permesso turistico verrebbe internato. A Roma è rimasta sua moglie, lavorano ancora i suoi dipendenti dell’ufficio di traduzioni, ci sono i suoi lavori, manoscritti, traduzioni, annotazioni di carattere politico, oggetti d’arte e quant’altro. Torna a Roma ma poco dopo è di nuovo perseguitato dalla Gestapo la quale riesce a bandirlo il 23 novembre 1943.

Con un minimo di bagaglio a mano si reca a Venezia dove ha buoni amici. Trova ricovero in un Hotel in cui alloggiano ufficiali dell’aviazione tedesca – anche il loro generale Kesselring è un oppositore di Hitler – e riprende le sue ricerche per il romanzo storico “Der Koenig von Korfu”. Può restare per sei mesi poi viene di nuovo denunciato. Il console lo avverte per tempo e Werner fugge attraverso la frontiera verde tra le montagne Bavaresi.

Nel luglio 1944, dopo l’attentato a Hitler (attentato Walkiria) Schulenburg viene ricercato anche per radio. Gli riesce di nascondersi in baite di montagna ed anche qui lo aiutano gli amici. Riesce a sopravvivere, nonostante le gravi affezioni cardiache.

Il tribunale della riparazione nel dopoguerra – Landgerich München I, 4. Entschädigungskammer AZ.EK 10189/53, con sentenza del dicembre 1955, ha dichiarato Werner von der Schulenburg essere un perseguitato del regime nazista, ha riconosciuto la sua grave affezione cardiaca essere una conseguenza di tale persecuzione, gli ha riconosciuto un risarcimento danni, il rimborso medico per ogni tipo di cura ed un vitalizio.